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Il libro analizza i caratteri e le peculiarità del sindacalismo italiano nei primi anni del Novecento, con particolare riguardo al pluralismo culturale e all'articolazione organizzativa delle diverse esperienze. Fu durante l'epoca giolittiana, infatti, che il movimento sindacale divenne una presenza influente nel quadro politico ed economico nazionale, sia come interlocutore autorevole (nelle sue componenti più moderate), sia come avversario indomito (nelle sue componenti più radicali) delle classi dirigenti. I diversi sindacalismi (riformista, rivoluzionario, anarchico, repubblicano e cristiano) composero uno scenario complesso, arricchito da ulteriori divisioni all'interno di ciascuna organizzazione e da interessanti contaminazioni tra le numerose correnti. Le soluzioni organizzative adottate e le scelte rivendicative avanzate furono molteplici, spesso radicalmente alternative, soprattutto quando entravano in relazione con il mondo della politica e delle istituzioni. Nello stesso tempo, il sindacalismo dell'epoca mostrò anche alcune significative tendenze comuni, nel rapporto con i lavoratori e con le imprese, con le associazioni e con i partiti. Inoltre, per la prima volta a livello nazionale, si manifestò in modo evidente e trasversale la natura duplice e ambivalente del sindacato, insieme soggetto di contestazione del sistema economico e politico, ma anche agente d'integrazione delle masse popolari nello Stato liberale e democratico.